A Pergine (TN) un a casa intelligente per prendersi cura di chi ha più bisogno.

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Spesso, i nostri piccoli gesti quotidiani, ci sembrano troppo ovvi, troppo scontati per poter pensare che invece per qualcuno costituiscono un problema. Per tutti coloro che sono portatori di handicap fisici o mentali o entrambe le cose, muoversi con disinvoltura, organizzare i propri movimenti e i propri impegni nell’arco della giornata può essere alle volte anche estremamente difficoltoso. In questo, e cioè nel rendere l’ambiente domestico a portata di diversamente abili, migliorare e nell’aumentare l’uso dell’ambiente domestico da parte di disabili, l’automazione domotica gioca un ruolo di primo piano: essa migliora e aumenta l’uso dell’ambiente domestico da parte di disabili. La domotica infatti è nata sì per incontrare i bisogni sempre crescenti di sicurezza, salvaguardia, comunicazione, comfort e cura di sé, se non per un facile e riconoscibile status symbol, ma sono anche per dare un grande aiuto alle persone portatrici di disabilità motorie, cognitive e sensoriali nella loro vita di tutti i giorni.

Oggi come oggi, vi sono svariati impianti d’automazione domestica da inserire in un edificio, ma nel caso di persone disabili, l’inserimento di tecnologie domestiche può rivelarsi una decisione alquanto ardua. Il motivo di tale difficoltà è che è necessaria una profonda conoscenza delle disabilità degli utenti e, di conseguenza, delle tecnologie intelligenti da applicare in modo tale da valutare con profonda attenzione i bisogni e le necessità dei destinatari.

Una recente ricerca condotta dal CUnEdI (Centro Universitario Edifici Intelligenti) dell’Università degli Studi di Trento ha avuto come obiettivo proprio quello di definire e verificare una metodologia di design per strumenti domotici che possano rispondere ai diversi bisogni delle varie categorie di disabili. Questo progetto ha poi coinvolto esperti provenienti dai più reconditi campi del sapere, come designers, utenti e operatori sociali, psicologi, ingegneri e architetti, esperti nel settore sanitario (medici, infermieri/e , fisioterapisti, ecc….), assumendo così una fisionomia interdisciplinare pronta a soddisfare le esigenze di un fruitore così complesso, quale il disabile.

Attraverso un lavoro di sinergia tra il Centro Universitario Edifici Intelligenti , le cooperative sociali e le aziende del settore tecnologico si è scelto di sfruttare tutte le caratteristiche della domotica per dare ai portatori di handicap mentali l’opportunità di vivere autonomamente nel loro appartamento e non in una struttura pubblica di cura. Come tutti gi altri, anche chi portatore di disabilità cognitive e mentali necessita di avere delle “risposte personalizzate” dall’ambiente che lo circonda, e tali risposte non devono essere sempre provenienti dall’offerta pubblica.

Per questo è stato necessario introdurre una nuova forma di design che non si limitasse solo a un intervento tecnico, ma comportasse anche, sia per quel che riguarda gli utenti diversamente abili che i loro tutori, una facilitazione nell’approccio alla vita domestica e, perché no, perfino un’educazione a questa. La metodologia interdisciplinare sviluppata dal CUnEdI e dagli altri enti partecipanti coinvolge direttamente e attivamente tutte le fasi del progetto, che sono sei. La prima riguarda l’analisi dei bisogni degli utenti disabili ed è la parte più importante. Tale importanza si deve al fatto che questa fase consente di capire cosa profondamente vogliono gli utenti e, di conseguenza, focalizzarsi su alcuni obiettivi, quali l’autonomia e l’integrazione sociale degli utenti usando i supporti domestici.

Secondo l’Università di Trento in questa prima fase è necessario: discutere con gli stessi fruitori, accompagnati dalle famiglie e le associazioni che li hanno seguiti, al fine di identificare i loro bisogni e trovare e di seguito garantire la loro sicurezza e salvaguardia anche attraverso un’accurata scelta di mobili e dispositivi intelligenti. In questa fase è fondamentale anche reperire e organizzare, sempre attraverso una profonda conoscenza, le informazioni ricavate in modo tale da pianificare una scelta ottimale dei mobili e dei dispositivi.

Questa conoscenza dipende da un contatto diretto con gli utenti (quando questo è possibile) o comunque dalle dettagliate documentazioni delle cooperative, le quali sono state strettamente in contatto con i disabili in questione.

La seconda fase concerne l’organizzazione e/o la divisione dello spazio in ambienti, cosa necessaria per posizionare sia i mobili che i dispositivi intelligenti. Le fasi successive invece, concernono nell’ordine al disegno preliminare, al controllo del disegno preliminare, al disegno finale e al montaggio sperimentale sulla base del disegno finale.

Lo studio e la metodologia applicati, sono volte alla realizzazione di un appartamento semi-protettivo per persone con disabilità psicofisiche. Tale progetto è inserito in un piano più ampio per realizzazioni future , che è stato sancito con una sottoscrizione in accordo con le varie aziende specializzate.

L’obiettivo del progetto è incluso nel piano di servizi della cooperativa CS4 di Pergine, in provincia di Trento, in modo da supportare le persone con disabilità psico-fisiche per le quali è più difficile realizzare un progetto di vita autonoma, e in modo da offrire loro la possibilità d’incrementare le attività domestiche; il tutto garantendo anche un adeguato livello di sicurezza.

In primo luogo, i primi utenti saranno tre persone affette da disabilità mentali, ma in seguito gli utilizzatori saranno comunque più di tre. Per questo è stata richiesta una casa “flessibile”: per poterla adeguare alle variazioni del numero degli inquilini e, eventualmente, per poterla dividere in due unità distinte ma comunicanti tra loro. Lo spazio adibito alla costruzione di detta casa educativa sperimentale (uno spazio aperto di 180 mq) è stato individuato in una nuova costruzione alla periferia di Pergine, in provincia di Trento; una parte di questa nuova costruzione è di proprietà della stessa cooperativa CS4.

Al piano terra e al primo piano la cooperativa ha pianificato un centro socio-educativo, mentre al secondo piano l’appartamento in questione. In questo modo gli abitanti dell’appartamento godranno della vicinanza del centro che per molto tempo ha prestato loro cura e attenzioni. Il centro sociale infatti garantirà loro protezione e aiuto 24h su 24.

Nella parte restante della costruzione si trovano invece altri sei appartamenti privati. Una prima fase del progetto ha consistito appunto, come accennato, in un’analisi dei bisogni e delle necessità degli utenti disabili stessi. Analisi ottenuta con incontri con gli operatori sociali, e il direttore della cooperativa CS4.

Il lavoro è stato realizzato principalmente attraverso i rapporti sociali: questi sono stati infatti al centro delle discussioni e delle analisi dell’èquipe multidisciplinare dalle quali sono emerse le prime priorità , quali avere un appartamento per i primi tre utilizzatori, e poi, successivamente, due appartamenti per 5 utilizzatori/utenti; mantenere una dimensione collettiva anche nell’abitazione e nei differenti ambienti di questa affinchè gli utenti possano soddisfare le loro aspettative riguardo alle loro abitudini domestiche e conoscere i bisogni gli uni degli altri; disegnare soluzioni individuali per mobili e dispositivi tecnologici in modo tale da differenziazione delle stanze personalizzare le stanze di ciascun fruitore salvaguardando ovviamente la sua persona.

La personalizzazione delle stanze e degli ambienti con mobili e dispositivi personalizzati proprio sulle abitudini e le attività dei disabili osservate durante la prima fase è il risultato di un’accurata analisi delle attività e delle abitudini dei disabili. Inoltre, anche la divisione in spazi dell’ambiente interno è stato deciso in comune con gli operatori sociali.

Il criterio di scelta dei mobili e de dispositivi di automazione domotica è stato, invece, la loro forma: in base cioè alla loro forma più o meno ergonomica e all’intuibilità del loro utilizzo anche in base alla forma. Insomma ogni elemento della mobilia, dell’arredamento dipende dall’individuazione specifica dei bisogni in collaborazioni con gli operatori sociali che lavorano ogni giorno nel centro.

Per quanto riguarda la sicurezza, è stato introdotto un sistema di controllo delle entrate che include: controllo delle entrate attraverso il rilevamento delle impronte digitali, un’ulteriore chiusura elettrica per la porta d’entrata blindata, un videocitofono per registrare l’immagine di chi sta entrando, due telecamere una all’interno dell’appartamento, nell’ingresso, l’altra all’esterno, sull’uscio. Riguardo poi alla salvaguardia della persona anche in ambiente domestico, sono stati studiati due sistemi d’allarme, complementari l’uno all’altro: uno semplice sistema che avverte il disabile del pericolo e lo invita, quando possibile, a ripristinare la situazione d’equilibrio (per esempio segnala che ha dimenticato di spegnere il ferro da stiro e lo invita a spegnerlo), e un altro sistema che invece inoltra automaticamente una chiamata alle autorità competenti e agli operatori del centro qualora il pericolo sia imminente e non sia più possibile ripristinare la situazione iniziale d’equilibrio.

Grazie a ciò, ogni allarme registrato dai vari dispositivi (rilevatori di fumo, di acqua, e di gas) attiverà sia un allarme visuale sul monitor principale della casa (vero e proprio strumento d’interazione per il disabile) e una chiamata all’operatore. Per l’intrattenimento sarà installato un sistema di comunicazione mediante webcam, in modo da vedere l’interlocutore nel corso di una chiamata e anche da sviluppare una vera a propria rete sociale. In ogni camera da letto sarà presente un touch screen per ricordare le attività della giornata, una sorta di agenda digitale e interattiva dunque, al fine di aiutare gli utenti nell’organizzazione della loro giornata.

Oltre alle soluzioni sopra descritte, adatte non solo a questo tipo di utenti ma a tutti, sono state inoltre incluse nel progetto delle soluzioni tecniche specifiche e personalizzate, quali per esempio dei pulsanti inseriti nella doccia per facilitare l’igiene personale. Questi pulsanti, tra l’altro, avranno ovviamente un forma ergonomica in modo tale da rendere intuibile la loro funzione mediante la percezione immediata della loro forma. In conclusione , questo appartamento è la dimostrazione pratica di come sia possibile mettere per una volta la tecnologia, anche quella più snob e meno democratica, a servizio del popolo e delle persone più bisognose di cura e attenzioni, e non è roba da poco.

M. Flaminia Attanasio

 

Per maggiori informazioni:

Università degli Studi di Trento

via Mesiano 77

38050 Mesiano – Trento (Italy)

Tel +39.461.882668

Fax +39 0461 882672

Prof. Ing. Antonio Frattari

antonio.frattari@unitn.it

www.unitn.it



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