L’illuminazione pubblica in italia? Un paradosso: alti costi e cittadini insicuri. L’Italia è il paese dei grandi sprechi energetici, secondo solo alla spagna a livello europeo, per l’inefficienza delle tecnologie utilizzate nell’illuminazione pubblica.
Sei milioni di italiani hanno regolarmente paura del buio o della cattiva illuminazione pubblica di strade, piazze e giardini, mentre 29,3 milioni di persone si sono sentite, negli ultimi 12 mesi, insicure in un luogo pubblico a causa della scarsa illuminazione. E’ quanto emerge dalla ricerca condotta da Censis per conto di Gewiss, azienda italiana che opera a livello internazionale nella produzione di soluzioni e prodotti per la domotica, l’energia e l’illuminotecnica per i settori residenziale, terziario e industriale, che ha indagato l’opinione degli italiani sull’illuminazione degli spazi pubblici e della sua qualità.
La ricerca rivela che a temere maggiormente il buio sono le giovani donne (il 76,2%, il 15,8% in più rispetto alle altre donne), gli abitanti delle grandi città (il 71,5%, il 13,6% in più rispetto alla media nazionale), quelli delle Sud e delle Isole (62,6%) e gli abitanti del Centro (58,5%).
Secondo gli italiani, nella classifica dei luoghi pubblici con un’illuminazione non adeguata prevalgono le strade fuori dal contesto urbano (secondo il 68,6% degli intervistati) con – a seguire – giardini, parchi e parcheggi (per il 57,6%) e le strade del contesto urbano (con il 37,4%).
La questione riguarda anche le strutture sanitarie: sono 9,2 milioni, infatti, gli italiani che dicono di essere stati nell’ultimo anno in ospedali e altre strutture male illuminate. Gli ospedali con cattiva illuminazione vengono denunciati di più nelle regioni del Sud (26%, +17,5% rispetto al Nord-Est e +7,9% rispetto alla media nazionale) e nelle grandi città (22,2%, +4,1% rispetto alla media nazionale).
Riferiscono di luci inadeguate nelle scuole anche 2,6 milioni di genitori di alunni. L’insufficiente illuminazione coinvolge in particolare le scuole delle regioni del Sud (28,5%, +9,9% rispetto al Nord-Ovest e +5,5% rispetto al totale nazionale).
Molto diversa l’esperienza degli italiani in luoghi emblematici del commercio, come i centri commerciali e i supermercati: infatti, solo il 6,4% ne ha visitati di male illuminati.
Infine, l’82% degli italiani ritiene che illuminare monumenti, statue, palazzi e opere architettoniche sia un modo per valorizzarli e farli visitare di più.
Una sensibilità particolare sul tema della cattiva illuminazione è dimostrata, infine, dalla categoria dei cosiddetti “Millennial”, che giudicano assolutamente inefficiente l’illuminazione dei luoghi pubblici e di lavoro (70,6%) e dai laureati (64,5%).
Risultati paradossali, se si tiene in considerazione che la cifra annuale spesa dai comuni italiani per l’illuminazione pubblica è pari a 1 miliardo di euro (nello specifico 18,7 Euro pro capite), cifra record rispetto alla media dei Paesi europei a eccezione solo della Spagna.
Dall’analisi Censis/Gewiss risulta che il consumo annuo pro capite per illuminazione pubblica in Italia è 107 kWh: oltre il doppio della Germania con i suoi 50kWh, della Gran Bretagna con 42kWh e un terzo in più della Francia. Tale cifra è conseguenza dell’installazione di una potenza troppo elevata nei punti luce, con un consumo normalizzato per popolazione di 105 chilowattora, mentre nella UE è in media di 51 chilowattora. Ciò significa che l’Italia ha una potenza installata per superficie urbanizzata più che doppia rispetto alla maggior parte dei Paesi europei.
L’illuminazione pubblica del nostro Paese, sottolinea la ricerca, è uno dei servizi che porta maggiormente con sé il “marchio socioculturale del passato”. E’ invece fondamentale ripensare un servizio di illuminazione pubblica che tenga in considerazione la sicurezza dei cittadini, la qualità estetica e funzionale degli spazi e nuovi vincoli di bilancio.
Un buon governo dell’illuminazione pubblica, oltre che essere uno dei pilastri della politica di sicurezza, consentirebbe di aumentare la qualità della vita e di ridurre sprechi e impatti ambientali.
Diviene pertanto prioritario il ricorso a soluzioni smart, peraltro già disponibili sul mercato, che possano abbattere i costi (per esempio dando luce solo ed esclusivamente quando e dove serve) e allo stesso tempo corrsipondano alle aspettative, in termini di qualità e di sicurezza, dei cittadini.
Occorre far sì che l’illuminazione pubblica possa diventare punta avanzata di una “Smart City” sempre più all’altezza dei reali bisogni dei suoi abitanti. La rivoluzione della luce passa da una sola via: quella della sostenibilità e della qualità ambientale.
“Questa ricerca, sottolinea Aldo Bigatti, Sales & Marketing Director Business Unit Lighting Gewiss, evidenzia come sia molto forte l’aspettativa dei cittadini nei confronti di progetti più di illuminazione delle città in grado non solo di ottenere importanti riduzioni dei costi, ma di fornire benefici diretti ai cittadini migliorando la qualità della luce (ad esempio luci più calde da 3000k), aumentando il senso di comfort e valorizzando il tessuto urbano con nuovi servizi connessi come WI-FI, telecamere, ecc. L’illuminazione deve essere uniforme e ben distribuita per consentire una buona visibilità a breve distanza con maggiore senso di sicurezza delle persone. Oggi questa opportunità esiste, grazie alla tecnologia LED, affidandoli a figure professionali adeguate, per esempio quella del lighting designer. L’auspicio è dunque che le amministrazioni locali vogliano impegnarsi a investire in progetti di ristrutturazione degli impianti di illuminazione esistenti con la tecnologia LED. Sarebbe davvero un contributo concreto – e molto apprezzato dai cittadini – nella direzione delle tanto ambite Smart City”.
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