Gli ospiti sgraditi restano fuori!

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I consigli dell’Istituto Italiano del Marchio di Qualità sul funzionamento dei sistemi di allarme domestici.

Anche quest’anno stanno per arrivare l’estate, le vacanze, il sole e il mare. Ma prima di viaggiare con la mente è bene rimanere con i piedi per terra e pensare a come proteggere la propria casa dato che… l’estate è la stagione preferita dai ladri!

In questo periodo, infatti, le aziende chiudono, i lavoratori partono, le città si svuotano, e dato che nessuno vuole che il proprio appartamento faccia la stessa fine è necessario prendere alcuni importanti provvedimenti che ne possano salvaguardare la sicurezza. La prima cosa fondamentale è proteggere l’ingresso con una robusta porta blindata, magari di ultima generazione; ma una porta blindata da sola non deve bastare a farvi partire tranquilli per le vacanze! Ormai i ladri d’appartamento stanno diventando sempre più intraprendenti e, attraverso l’uso di varie attrezzature, riescono comunque a farla franca, passando anche dalle finestre. Anche queste ultime devono quindi essere rinforzate, soprattutto se si vive in case isolate o ai piani bassi degli edifici in città.

La protezione di porte e finestre rappresenta comunque solo la base della cosiddetta “protezione passiva”, che per quanto robusta e accurata può sempre essere infranta da ladri molto esperti. Sarebbe buona prassi quindi integrare alla protezione passiva quella attiva, il che significa dotarsi di quelle strumentazioni elettroniche in grado sia di rilevare una situazione di pericolo e sia di originare una reazione adeguata al suo annullamento, come i famosi sistemi di allarme antintrusione.

 

Con o senza fili?

Impianti con fili (via cavo)

L’impianto d’allarme cablato, cioè con fili, viene alimentato da un circuito a bassa tensione ed è necessario che tutti i componenti del sistema vengano collegati da una rete di cavi elettrici da incassare nel muro. Alcuni modelli hanno la caratteristica di poter essere inseriti, con i dovuti accorgimenti, nell’impianto elettrico preesistente, senza dover rompere i muri.

Il vantaggio di questo tipo di allarme è la sua sicurezza: è sicuro perché tutti i componenti sono collegati da una rete di cavi elettrici e, tagliando i fili, scatta subito l’allarme.

Gli svantaggi risiedono invece sia nei costi di installazione più elevati, sia nella necessità di ricorrere a opere murarie se non si è in fase di ristrutturazione o se le canaline dell’impianto elettrico non possono ospitare i fili dell’impianto d’allarme per collegare la centrale, i rilevatori e la sirena.

 

Impianto senza fili (a onde radio)

In questo tipo d’impianto, le componenti non hanno bisogno di alcun cablaggio e comunicano tra loro via etere, sfruttando le onde elettromagnetiche. Ogni dispositivo è alimentato da batterie a lunga durata, il che rappresenta già un primo vantaggio perché permette all’allarme di continuare a rimanere attivo e funzionante anche in situazioni dove può venire a mancare la corrente per diverse ore.

Un vantaggio considerevole di questo tipo di impianto è l’installazione rapida, senza lavori di muratura, che consente il risparmio sui costi di manodopera. Inoltre, questo tipo di impianti può essere modificato e ampliato nel tempo e, in caso di trasloco, può essere facilmente reinstallato nella nuova casa.

Lo svantaggio di questi dispositivi può essere legato alle interferenze radio (non dimentichiamoci, infatti, che l’etere è utilizzato per tante altre trasmissioni) anche se ultimamente, come meglio illustrato più avanti, la tecnologia si è molto raffinata offrendo prodotti molto più stabili e affidabili.

 

Gli impianti misti e quelli integrati

Impianto misto

L’impianto misto si compone di una parte realizzata via cavo (ad esempio dove sono previste canalizzazioni) e una parte funzionante via radio. Di solito la posa dei cavi è prevista solo per alimentare la centrale d’allarme e le sirene, mentre gli altri elementi funzionano a onde radio. L’impianto misto risulta particolarmente adatto per situazioni in cui si devono ampliare impianti preesistenti in luoghi dove non è possibile effettuare lavori di muratura.

 

Impianto integrato

Come dicevamo all’inizio è forse il metodo più completo per proteggere realmente la propria casa, grazie all’abbinamento delle misure di protezione attiva con quella passiva: una forma di sicurezza integrale che è anche una valida risposta alle tecniche di effrazione più raffinate. In questi dispositivi la serratura elettronica della porta blindata è collegata all’antifurto.

 

Proteggere la casa: sì, ma dall’esterno o dall’interno?

Più del 70% dell’efficacia di un sistema d’allarme si deve a una corretta progettazione e installazione, a opera di aziende specializzate, di comprovata e pluriennale esperienza, come quelle registrate presso IMQ. Queste aziende sono in grado di rilasciare, a lavoro ultimato, la “Certificazione IMQ dell’impianto” quale garanzia dell’utilizzo di apparecchiature certificate e conformi alle norme CEI e dell’esecuzione dei lavori in conformità alla normativa tecnica nazionale.

In particolare, la progettazione è un aspetto importantissimo poiché l’impianto antifurto deve essere progettato “su misura” e in base alle caratteristiche dell’abitazione. Bisogna studiare attentamente la planimetria in base alla quale è possibile evidenziare i punti critici a rischio di effrazione, la dislocazione dei locali, il tipo di accessi alla casa e la presenza di terrazzi o balconi. Gli appartamenti meno a rischio sono quelli ai piani intermedi, senza terrazzi o balconi. Inoltre, se i punti di passaggio sono pochi e obbligati, è possibile avere un buon livello di sicurezza con impianti dotati di pochi sensori e, quindi, più economici. Gli appartamenti più a rischio sono quelli a piano terra o ai piani alti, con terrazzi e balconi.

I sistemi di allarme più diffusi sono due: il perimetrale e il volumetrico. Il primo protegge l’abitazione dall’esterno, il secondo dall’interno. L’ideale sarebbe integrarli in quanto, se un ladro riesce a superare la protezione perimetrale, scatta l’allarme del volumetrico.

Vediamoli in dettaglio.

 

Sistema perimetrale

Viene installato lungo le pareti esterne dell’abitazione creando così una vera e propria cintura difensiva. Suona solo se vengono aperte finestre, porte finestre e porte di ingresso. È ottimo quando c’è bisogno di protezione durante la notte, vista la possibilità di muoversi liberamente all’interno senza generare falsi allarmi. I vantaggi garantiti da questa tipologia di sistema sono due: la possibilità di attivarlo anche con persone dentro casa e, se si è fatta una suddivisione in aree in fase di installazione, quella di poter scegliere la singola zona da proteggere.

 

Sistema volumetrico

Per bloccare il ladro che è riuscito a introdursi in casa è necessario creare un efficace campo di sorveglianza, installando negli ambienti dei sensori, detti volumetrici, in grado di intercettare sia una presenza fisica attraverso la rilevazione di una variazione di temperatura o anche solo un movimento. Al passaggio di un individuo, il sensore invia un segnale che fa scattare la sirena o il collegamento con la polizia. È utile se si esce anche solo per brevi periodi perché non è necessario chiudere tutte le finestre, ma non c’è possibilità di attivarlo con persone all’interno.

 

I componenti di un sistema d’allarme

Un impianto antintrusione è sempre composto da tre elementi:

  • La centrale di allarme, completa di alimentatore e batteria di accumulatori, che consente all’impianto di funzionare anche in mancanza di energia elettrica;
  • I rivelatori, che captano i tentativi di intrusione;
  • I dispositivi d’allarme locali e/o remoti (sirene, combinatori telefonici).

Tutti gli impianti, dal più semplice al più complesso, presentano sempre questi tre elementi, anche se il loro grado di sofisticazione e il loro numero può cambiare significativamente a seconda dell’applicazione.

 

La centrale di allarme

È il cuore dell’impianto, perché è l’unità alla quale arrivano i segnali provenienti dai rivelatori e da cui vengono attivati i dispositivi d’allarme quando si trova in presenza di una situazione di allarme. Si tratta di un box metallico o plastico, di piccole dimensioni, che contiene l’elettronica, la batteria di riserva e, eventualmente, un dispositivo di comando. Quest’ultimo è una tastiera mediante la quale, con un codice di sicurezza personale, s’impartiscono gli ordini alla centrale per attivare o disattivare l’impianto. Il dispositivo di comando può essere dotato anche di un codice antirapina, utile quando il ladro costringe con la forza il proprietario di casa a disattivare l’antifurto: digitandolo, vengono inviati segnali di allarme silenziosi attraverso il combinatore telefonico su linea commutata o GSM. Le funzioni principali della centrale di allarme sono:

  • gestire i circuiti in ingresso;
  • gestire gli organi di comando operatore;
  • elaborare i segnali ricevuti;
  • attivare i circuiti di uscita di segnalazione;
  • fornire le alimentazioni.

Esistono diversi tipi di centrali di allarme ma le caratteristiche che, secondo IMQ, devono guidare la scelta sono le seguenti:

  • A ogni rivelatore deve corrispondere un circuito della centralina. Ciò consente, in caso di guasto o di altre necessità, di escludere la singola zona, mantenendo attivo il resto dell’impianto.
  • Le operazioni di inserimento e disinserimento dell’impianto devono essere semplici e le indicazioni chiare e di facile comprensione.
  • La centralina deve essere provvista di una batteria ad accumulatori che consenta un’adeguata autonomia dell’impianto, anche in mancanza di energia elettrica.

Infine, va ricordato che un notevole vantaggio della centrale di allarme dei moderni impianti antintrusione consiste nella possibilità di inserire dei rivelatori di situazioni di rischio, che non hanno nulla a che vedere con la criminalità, come, ad esempio, un rivelatore di gas per segnalare tempestivamente perdite e situazioni anomale o un rivelatore di allagamento, dotato di elettrovalvola di chiusura, situato nelle vicinanze delle lavastoviglie o delle lavatrici.

 

I rilevatori

I rivelatori permettono di rilevare la presenza di un intruso, riconoscendo modifiche fisiche nell’area protetta che non siano riconducibili a semplici variazioni ambientali. Nel corso degli anni, sono stati messi a punto rilevatori basati su sensori sempre più avanzati, cercando progressivamente di migliorarne la qualità e di renderli insensibili ai movimenti di animali domestici, spifferi, foglie, evitando così falsi allarmi.

Oggi sono disponibili sul mercato vari tipi di rivelatori che funzionano secondo diversi principi fisici. Alcuni rilevano il movimento dell’intruso (rivelatori a microonde e a ultrasuoni), altri rilevano il calore emanato dal corpo dell’intruso (rivelatori a infrarossi passivi), altri, detti “puntuali” (contatti magnetici), rilevano l’apertura non autorizzata di porte e finestre, altri ancora detti di vibrazione che consentono di rilevare colpi portati a porte e finestre.

Esistono anche i rivelatori a “doppia tecnologia”, così chiamati per la loro capacità di racchiudere in una stessa unità sensori sensibili a stimoli di natura diversa (microonde + infrarossi passivi; ultrasuoni + infrarossi passivi). La loro peculiarità consiste nell’integrazione delle componenti creando, ad esempio, funzioni di tipo “and” tra i due canali di rilevazione. Ciò permette di segnalare la condizione di allarme solo quando entrambi i sensori sono stati attivati. Il vantaggio che ne deriva è quello di diminuire in modo significativo l’incidenza dei falsi allarmi.

 

I dispositivi di allarme

La segnalazione dell’allarme è la funzione fondamentale dell’impianto antintrusione. Una volta che l’informazione di allarme proveniente dai rivelatori arriva alla centrale, questa la memorizza e attiva i dispositivi previsti per segnalare tale situazione.

Esistono diverse tipologie di segnalazione. La più comune è l’emissione di suoni di elevata intensità attraverso dispositivi acustici come le sirene. Dato il loro costo limitato, è sempre opportuno prevedere all’installazione di più dispositivi acustici affacciati su due pareti diverse al fine di renderne più difficile la neutralizzazione. Inoltre, la sirena può essere dotata di lampeggiatore, per facilitare l’individuazione dell’abitazione da cui proviene l’allarme.

Data l’importanza di comunicare a qualcuno il compiersi di un tentativo d’intrusione, è consigliabile affiancare alle sirene un combinatore telefonico in grado di inviare uno o due messaggi vocali preregistrati di allarme, utilizzando la normale linea telefonica commutata. Il messaggio verrà trasmesso a una serie di numeri telefonici di persone di fiducia memorizzati in fase di installazione dell’impianto o alla sala operativa della locale Questura o a un Istituto di Vigilanza privato.

Il collegamento alla locale Questura è gratuito, ma bisogna tenere conto che le pattuglie di pronto intervento potrebbero tardare e che un intervento tempestivo non sempre può essere garantito. Il collegamento alla sala operativa di un Istituto di Vigilanza privato, via rete telefonica oppure tramite ponte radio, avviene tramite contratti che garantiscono il pronto intervento e offrono la possibilità di usufruire di servizi specializzati.

 

I sistemi di allarme wireless

I sistemi di allarme elettronici senza fili, altrimenti noti come “wireless”, sono quelli che utilizzano le onde radio per il trasporto delle segnalazioni generate dai rivelatori.

Negli ultimi anni si è assistito a una diffusione sempre maggiore di questi impianti, le cui tappe più rilevanti sono state: la disponibilità dell’intera gamma di sensori; la disponibilità di sistemi tele gestiti, che consentono all’installatore di conoscere dalla propria sede, tramite un collegamento sulla rete telefonica, le esigenze di manutenzione e di intervenire a distanza sul sistema.

Di base, i sistemi antintrusione via radio possono essere parzialmente o totalmente senza fili. I primi utilizzano gli impulsi radio per la trasmissione dei segnali fra le varie apparecchiature, ma hanno la centrale di allarme e la sirena esterna collegate alla rete elettrica (tramite l’alimentatore); i secondi trasmettono segnali via radio e si avvalgono di apparecchiature autoalimentate.

Dal punto di vista dell’utente, il funzionamento di un sistema antintrusione via radio è analogo a quello di un sistema via cavo: installazione della centrale di allarme per comandare l’impianto, dei rivelatori per rilevare l’intrusione e dei dispositivi di allarme (sirene e/o combinatori telefonici) per segnalare l’allarme.

I sistemi radio operano prevalentemente nella banda UHF: ogni rivelatore è dotato di un trasmettitore radio miniaturizzato e di bassa potenza, in grado di trasmettere alla centrale non solo lo stato di allarme, ma anche quello di carica della batteria interna. Al fine di evitare che possibili radiodisturbi possano generare condizioni di falso allarme, i vari dispositivi dispongono di un codice programmato nella fase d’installazione, che consente alla centrale di riconoscere il rivelatore. In alcuni modelli, la centrale gestisce anche i segnali di verifica funzionale che i vari trasmettitori periferici devono emettere entro certi intervalli di tempo (ad esempio, una volta al giorno). La loro mancata emissione viene riconosciuta dalla centrale e segnalata.

La portata di un impianto senza fili raggiunge i 30-60 m ed è, quindi, più che sufficiente a coprire via aria le stanze di un appartamento o di un edificio di medie dimensioni.

I vantaggi che offrono i sistemi senza fili sono fondamentalmente due: il primo è che permettono di evitare l’esecuzione di opere murarie (cavi sotto traccia, posizionamento di canaline, ecc.) che, in alcuni casi, possono creare seri problemi estetici negli ambienti da proteggere. Si pensi, ad esempio, al fatto di dover operare su pareti tappezzate o addirittura affrescate, con tutte le difficoltà del caso e costi elevati per il ripristino. Il secondo vantaggio è rappresentato dalla rapidità di installazione e, quindi, dai minori costi di messa in opera. Infine, avere una batteria autonoma interna rappresenta un ulteriore vantaggio perché garantisce l’attività dell’impianto anche in caso di mancata corrente.

 

La garanzia del marchio IMQ

Nell’ambito dei sistemi di sicurezza IMQ opera su due fronti:

  1. La certificazione delle apparecchiature e dei componenti destinati agli impianti antintrusione.
  2. La qualificazione degli installatori e la certificazione degli impianti.

 

 

La certificazione delle apparecchiature

I prodotti destinati a un impianto antintrusione possono ottenere il marchio “IMQ -Sistemi di Sicurezza” solo dopo aver dimostrato la conformità alle prescrizioni di sicurezza e prestazioni contenute nelle relative norme CEI ed EN. Le apparecchiature ammesse al regime del marchio “IMQ – Sistemi di sicurezza” sono le seguenti: rivelatori; centrali e apparati ausiliari (organi di comando, gruppi di alimentazione, registratori); dispositivi di allarme, comprese le apparecchiature di teletrasmissione.

Tutti i prodotti con marchio “IMQ – Sistemi di sicurezza” sono classificati, in base alle loro prestazioni, in quattro gradi di protezione crescente e quattro classi ambientali come prescritto dalle norme Europee della serie EN 50131.

Anche per i dispositivi senza filo c’è la certificazione “IMQ – Sistemi di sicurezza”. La pubblicazione della norma EN 50131-5-3 ha, infatti, consentito a IMQ di certificare anche questo tipo di prodotti. I sistemi senza filo per i quali IMQ rilascia il proprio marchio funzionano su frequenze ben precise che il Ministero delle Comunicazioni ha riservato a tali sistemi. Il marchio “IMQ – Sistemi di sicurezza” viene concesso, dopo aver verificato la rispondenza alle norme CEI, solo ai sistemi che sono rispondenti alla direttiva R&TTE.

La presenza del marchio IMQ è sinonimo del massimo livello di qualità, affidabilità e sicurezza, requisiti fondamentali soprattutto nel settore degli impianti di allarme.

 

La qualificazione degli installatori e la certificazione degli impianti

IMQ è l’unico ente in Italia a gestire un sistema di qualificazione delle ditte installatrici di impianti di allarme che vantano almeno un anno di attività nel settore, sono dotate di un sistema qualità aziendale conforme alle norme UNI ENI ISO 9001(per i gradi più elevati di protezione) e possono garantire la presenza di specifico personale, variabile a seconda del livello di prestazione dell’impianto (quattro livelli a seconda del grado di protezione) per il quale la ditta installatrice viene registrata. Le ditte così qualificate offrono la garanzia di realizzare, nella zona geografica e nei livelli per i quali sono state registrate, solo impianti conformi ai requisiti di sicurezza e prestazioni definiti dalle normative. Nel caso d’impianti realizzati con prodotti certificati IMQ – Sistemi di Sicurezza, le ditte qualificate possono rilasciare anche il Certificato IMQ di impianto a ulteriore garanzia per il consumatore dell’affidabilità del lavoro svolto.

Il marchio “IMQ – Sistemi di sicurezza” e il Certificato IMQ si traducono per l’utente nei seguenti vantaggi:

  • garanzia di serietà e professionalità;
  • installazione di un impianto conforme a una normativa, con apparecchiature certificate e quindi conformi alle normative di prodotto;
  • possibilità di sconti sul premio della polizza assicurativa presentando il Certificato IMQ.

 

I consigli di IMQ per la sicurezza degli impianti di allarme

• Per l’installazione, rivolgersi sempre a un installatore qualificato e di provata esperienza, quelli registrati IMQ si possono trovare sul sito www.imq.it.

• Un installatore qualificato deve essere sempre in grado di garantire un’assistenza continuativa.

• Tutti i componenti utilizzati in un impianto di allarme devono essere di elevata affidabilità e dare una duplice garanzia: essere conformi alle norme CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) ed essere certificati da IMQ – Sistemi di Sicurezza.

• A installazione ultimata, è opportuno effettuare un periodo di prova dell’impianto di una settimana per impratichirsi nell’uso dello stesso e per verificarne il corretto funzionamento.

• È necessario stipulare con l’installatore un contratto di manutenzione che preveda almeno due visite all’anno al fine di mantenere la perfetta efficienza dell’impianto.

• Dopo aver effettuato la prima analisi di rischio, continuare a ripetere periodicamente quest’importante verifica. Ad esempio, una modifica della situazione ambientale (rifacimento della facciata) potrebbe aumentare il rischio di intrusione.

• Ogni volta che l’abitazione rimane incustodita, anche per un breve periodo, è necessario attivare tutte le misure di sicurezza. Capita spesso di venir derubati anche dopo esser usciti da casa per pochi minuti.

• È utile che i familiari siano al corrente dell’esistenza delle misure di sicurezza e che sappiano attivarle anche da soli, ma è sempre sconsigliabile divulgare queste informazioni a persone che non appartengono alla stretta cerchia familiare.

• Fra le tante disponibili, scegliere la centrale di allarme più adatta alle proprie esigenze. Alcune visualizzano in chiaro le informazioni, altre trasmettono addirittura le informazioni per sintesi vocale, consentendone in tal modo la percezione anche a chi non ha una vista perfetta.

• I migliori impianti antintrusione sono quelli che permettono di creare una cintura difensiva intorno all’abitazione, in grado di dare l’allarme non appena il malvivente inizia l’attacco.

• Un impianto di allarme, per essere realmente efficace, deve poter segnalare l’allarme a qualcuno che possa intervenire tempestivamente e concretamente (centrale operativa della Questura, Istituto di Sorveglianza privato ecc).

• La sicurezza è strettamente legata alla tecnologia e, quindi, deve essere aggiornata nel tempo.

• Un impianto di allarme non deve necessariamente essere costoso, ma deve essere pensato e progettato appositamente per le proprie esigenze e il proprio appartamento. Diffidare quindi da chi propone impianti costosissimi promettendoti di farti sentire più al sicuro.

 

 

Il Gruppo IMQ

Il Gruppo IMQ rappresenta la più importante realtà italiana nel settore della valutazione della conformità (certificazione, prove, verifiche, ispezioni). Forte della sinergia tra le società che lo compongono, dell’autorevolezza acquisita in 60 anni di esperienza, della completezza dei servizi offerti, il Gruppo IMQ si pone infatti come punto di riferimento e partner delle aziende che hanno come obiettivo la sicurezza, la qualità e il rispetto per l’ambiente.

I settori di riferimento sono molteplici spaziando dall’elettrotecnica all’elettronica, dalle telecomunicazioni all’automotive, dal gas all’impiantistica, dai prodotti da costruzione all’agroalimentare e così via. Per ogni categoria merceologica, il Gruppo IMQ è in grado di offrire, a seconda dei casi, servizi di tipo orizzontale o mirato: certificazione di prodotto, certificazione secondo le direttive CE, certificazione di sistemi di gestione aziendale, verifiche su impianti ed immobili, prove di laboratorio e per l’ottenimento di omologazioni internazionali, supporto all’esportazione, sorveglianza di produzioni all’estero, assistenza tecnico-normativa e formazione.

La completezza dei servizi erogati è assicurata grazie alla competenza maturata in molteplici aree merceologiche dalle società del Gruppo IMQ che è composto da IMQ S.p.A., CSI S.p.A., IMQ Primacontrol S.r.l., IMQ Clima S.p.A., ICILA S.r.l., Elcolab S.r.l., IMQ Iberica S.L., IMQ Certification Shanghai. Il Gruppo IMQ vanta inoltre una partecipazione nell’Istituto Giordano S.p.A. e in Intertek-IMQ S.A. (Argentina).

 

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Per maggiori informazioni:

www.imq.it
mkt@imq.it

Comunicazione IMQ
Roberta Gramatica
roberta.gramatica@imq.it

 

Ufficio stampa: DSC studio associato
Velia Vivaldi
velia.vivaldi@dscitalia.net

 

 



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