Domotica, l’informatica applicata alla casa per il recupero dell’autonomia

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Accendere e spegnere la luce, rispondere al citofono, alzare e abbassare le tapparelle, fare zapping con il telecomando. La maggioranza delle persone compie ogni giorno azioni come queste centinaia di volte, senza neppure rendersene conto. Per molte persone con gravi disabilità motorie o sensoriali, invece, le stesse azioni rappresentano il muro che le separa dalla possibilità di condurre la propria vita in autonomia. La domotica può rivelarsi un efficace strumento per abbatterlo.

L’Inail, nell’ambito della tutela integrata garantita agli assistiti, ha previsto una serie di interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche che includono anche la possibilità di installare nelle abitazioni dispositivi automatizzati per consentire di superare i problemi di mobilità e di gestione dell’ambiente domestico, abbattendo il muro della dipendenza

 

Per il controllo dei dispositivi telecomandi, tablet e pc.
Come suggerisce il suo nome, mutuato dal francese “domotique” – contrazione della parola greca “domos” con “informatique” – la domotica comprende tutti gli interventi che applicano la tecnologia informatica all’ambiente domestico, attraverso l’automazione di oggetti e componenti della vita quotidiana con sistemi alimentati da energia elettrica e controllati utilizzando telecomandi o sistemi computerizzati, come pc, smartphone e tablet.

 

Le prestazioni previste dal nuovo regolamento protesico.
L’Inail prevede la possibilità di finanziare l’installazione di questo tipo di dispositivi nelle abitazioni dei propri assicurati. Il nuovo regolamento protesico dell’Istituto garantisce, in particolare, interventi di abbattimento delle barriere architettoniche quando le menomazioni subite dai lavoratori penalizzano la loro mobilità o la gestione dell’ambiente domestico, come nei casi di cecità, tetraplegia, tetraparesi, paraplegia, paraparesi e amputazioni bilaterali di arto superiore o inferiore. “Siamo abituati a considerare barriere architettoniche soltanto gli ostacoli fisici che impediscono la mobilità – spiega a questo proposito Fabio Ferrara, della Consulenza tecnica per l’edilizia (Cte) dell’Inail Lazio – ma in realtà, come specificato dal decreto ministeriale 236/1989, le barriere architettoniche sono anche gli ostacoli che limitano o impediscono un utilizzo comodo e sicuro delle attrezzature presenti nelle nostre case. Facilitare l’uso di un componente di un’abitazione equivale, dunque, ad abbattere una barriera architettonica”.

 

Un iter in quattro fasi.
Per poter accedere al contributo dell’Istituto, l’installazione degli impianti domotici deve però essere preceduta da una valutazione dell’équipe multidisciplinare incaricata di attuare la tutela globale dell’assicurato, integrata da un tecnico della Cte delle direzioni regionali Inail. L’iter per l’erogazione del contributo si articola in quattro fasi: dopo una valutazione preliminare dell’équipe multidisciplinare, il tecnico della Cte effettua una visita a domicilio fornendo la propria consulenza rispetto alle soluzioni più idonee e alla documentazione tecnica da presentare, e prepara una relazione tecnica istruttoria di valutazione del progetto presentato e di congruità della spesa preventivata. Poi, una volta che le opere sono state realizzate, lo stesso tecnico verifica che siano conformi al progetto approvato.

 

“Necessarie risposte personalizzate”.
“Il sopralluogo a domicilio che precede l’installazione dei sistemi domotici è fondamentale – sottolinea Alberto Del Grande, della Cte del Lazio – perché non esistono soluzioni valide per tutte le situazioni. Ogni caso, infatti, richiede risposte personalizzate, che devono tenere in considerazione molte variabili, come le caratteristiche dell’abitazione in cui dovrà essere effettuato l’intervento, la composizione del nucleo familiare dell’assistito e il suo tipo di disabilità, senza dimenticare le dinamiche della vita quotidiana. Un conto, per esempio, è rispondere al citofono durante il giorno, un altro farlo la sera, quando si è già sdraiati nel letto”.

 

Nei casi più complessi coinvolti anche altri professionisti.
Le sedi territoriali dell’Inail possono autorizzare la fornitura di sistemi e ausili domotici presso il Centro Protesi di Vigorso di Budrio e la sua filiale di Roma, oppure presso aziende specializzate, che diano garanzia di qualità e di un’adeguata assistenza tecnica. In ogni caso il collaudo compete all’équipe multidisciplinare, integrata dal tecnico della Cte regionale ed eventualmente da altre professionalità. Il coinvolgimento di altri professionisti si rende necessario nel caso di interventi particolarmente complessi, come quelli che richiedono, per esempio, competenze specifiche per riuscire a fare “dialogare” tra loro tecnologie e software diversi.

 

Il contributo comprende i costi di arredi e interventi murari.
Il contributo dell’Inail comprende i costi per la realizzazione degli interventi murari, gli arredi personalizzati con automatismi, le cucine comandate da sistemi domotici e le modifiche degli impianti necessarie, mentre sono esclusi quelli relativi alla sostituzione degli elementi edili, come porte, portoni o finestre. “Anche le riparazioni dei dispositivi domotici – precisa Ferrara – sono totalmente a carico dell’Istituto, fatta eccezione per gli interventi di manutenzione ordinaria, come l’aggiornamento dei software. Il loro rinnovo, però, non è possibile prima di cinque anni dalla fornitura e, nel caso di arredi e cucine, devono trascorrere almeno 10 anni”.

 

Un’ampia gamma di soluzioni.
La frontiera della ricerca sulla domotica è rappresentata dalle interfacce cervello-computer, che offrono la possibilità di controllare i vari dispositivi della casa senza compiere alcun movimento, ma già oggi la gamma delle soluzioni a disposizione delle persone con disabilità è molto articolata. Un video proiettato lo scorso novembre durante il XVII convegno della Cte, che ha dedicato alla domotica una specifica sessione di lavori, ne presenta una carrellata significativa: dalla copertura mobile azionabile direttamente dall’interno della casa, che nelle giornate piovose consente di raggiungere la propria vettura senza bagnarsi, all’iPad appositamente modificato per essere usato dall’assistito con la parte della mano di cui ha conservato la funzionalità, che agisce come telecomando del televisore ma permette, allo stesso tempo, di controllare anche le luci, il videocitofono, le telecamere di sicurezza esterne e l’apertura di porte, finestre e serrande. Il tutto integrato da un telecomando a infrarossi, attraverso il quale gli stessi comandi possono essere attivati anche a voce.

 

“Un impianto espandibile facilmente”.
«I vantaggi del ricorso a soluzioni domotiche non si esaurisce con l’aumento dell’autonomia abitativa della persona disabile – aggiunge Del Grande – Gli impianti domotici, infatti, sono anche facilmente espandibili, nel caso in cui l’evoluzione della disabilità renda necessario automatizzare il funzionamento di altri dispositivi. Con la domotica, inoltre, aumenta la sicurezza elettrica, perché tutti i componenti a portata di mano possono essere alimentati con tensione tra i 12 e i 24 volt, e viene ridotta l’emissione di interferenze elettromagnetiche, una caratteristica importante quando si utilizzano attrezzature di diagnostica strumentale e apparecchi elettromedicali. Senza dimenticare il beneficio collettivo che deriva dal risparmio dei costi sociali per ricoveri in strutture sanitarie».

 

Fonte: INAIL

 

Per maggiori informazioni:

salastampa.inail.it

 



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