Facciamo luce sulla casa che legge nel pensiero

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Circa sei mesi fa alcune notizie ansa sono rimbalzate fra i vari blog specializzati in domotica riportando la notizia della creazione di una casa che legge nel pensiero. Cosa c’è di vero? Sta di fatto che, andando a visitare la “casa agevole” – questo il nome scelto dai ricercatori – presso la fondazione Santa Lucia di Roma, ci si imbatte in uno strano caschetto elettroencefalografico che se connesso alla casa, riesce ad identificare le funzionalità che l’utente coinvolto intende azionare.

Di primo impatto sembra proprio che la casa legga nel pensiero; tuttavia, i ricercatori dell’università di Roma La Sapienza, tengono a spiegare che “il caschetto non legge nel pensiero, bensì riesce a dedurre se stiamo guardando o meno un punto su di uno schermo’’. Chiarito ciò è facile intuire il funzionamento di questa tecnologia: il sistema riconosce il punto di osservazione sullo schermo, verifica se in quel punto è presente un’icona del sistema domotico ed infine, ne avvia la procedura annessa che può essere di ogni genere, dall’accensione/spegnimento di una luce fino all’avvio di un piano.

 

 

Per quanto la casa non legga nel pensiero, il progetto rappresenta una grande innovazione nell’ambito domotico. Questo porta infatti in casa delle tecnologie fino ad oggi relegate a studi medici o strutture para-mediche sfruttandoli per abilitare la casa ad interagire con una utenza con forti disabilità. La BCI, acronimo di Brain-Computer-Interface, non si presta per una utenza normodotata, un po’ per la sua lentezza (impiega circa 10 secondi per riconoscere e lanciare l’attuazione), un po’ per la scomodità d’uso, sta però di fatto che, come dicono i ricercatori sapienza, “questa tecnologia è in grado di ridare un minimo autonomia a quelle persone che la hanno persa del tutto”.

 

Quello che non si è detto fino ad oggi sono i numerosi punti di innovazione introdotti oltre alla BCI. Tra questi elenchiamo i concetti di “semantic repository” e “context awareness” capaci di ricostruire lo stato della casa, la posizione dell’utente, le azioni svolte dall’utente per anticiparlo nelle sue necessità attraverso una orchestrazione della sensoristica disponibile. Da segnalare inoltre l’interessante prototipo di diagnosi dei guasti in grado di scoprire la rottura di un sensore o di una lampada senza l’aggiunta di hardware dedicato a supporto.

Il sistema SM4All è stato progettato per lavorare con qualunque tecnologia domotica, (nell’esempio di “casa agevole” i ricercatori hanno lavorato tanto con KNX che con EDS), creando di fatto una virtualizzazione del sottosistema di attuazione disaccoppiandolo del tutto dal sistema di controllo.

 

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Il progetto, coordinato dal prof. Roberto Baldoni, è oggi concluso ed elenca tutti i risultati raggiunti nel sito ad esso dedicato: www.sm4all-project.eu. Da segnalare come i ricercatori stiano lavorando per mettere a punto il sistema in vista della sua commercializzazione prevista per l’ultimo trimestre del 2012. Su questo aspetto Roberto Baldoni ha dichiarato: “Siamo ancora lontani dal poter portare la BCI ad un pubblico vasto, tuttavia abbiamo preso i concetti chiave introdotti nel progetto e li stiamo trasformando in qualcosa alla portata di tutti, principalmente degli installatori che troveranno nel nostro sistema i concetti plug-and-play già sperimentati nel mondo del software”.

Ulteriori informazioni tecniche sul progetto SM4All possono essere trovate nel seguente video di spiegazione del progetto:


Adriano Cerocchi

 

Per maggiori informazioni:

 

Sito del progetto Smart Homes for All:
www.sm4all-project.eu

Ing. Adriano Cerocchi
Università La Sapienza Roma
Dipartimento di Ingegneria Informatica
Automatica e Gestionale Antonio Ruberti
www.dis.uniroma1.it/~cerocchi
cerocchi@dis.uniroma1.it

 

 



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